giovedì 4 luglio 2013

La divisa del Sindaco di Marsala, il “cameriere di Sartre”

Il presente articolo segue il nostro “L’immagine della Città di Marsala va al mercato e in tribunale?...”. Il rimando è opportuno. Diversamente non si potrebbe contestualizzare. Così ci si riferisce a quanto già scritto e alla nostra domanda (13 giugno 2013 e il n. 52989 del protocollo generale del Comune), rivolta Al Sindaco di Marsala e al Presidente del Consiglio comunale di Marsala, per avere: 1) copia della Delibera di Giunta con cui il Sindaco della Città di Marsala – Sig.ra Giulia Adamo, per “offesa” all’“immagine” nell’esercizio delle sue funzioni di SINDACO –, avanzando anche una richiesta di € 50 mila di risarcimento, ha esposto formale denuncia nei confronti GIACOMO DI GIROLAMO nell’espletamento del suo lavoro di giornalista; 2) copia di tutti gli atti cui Giunta e Sindaco fanno riferimento per tale denuncia. In data 24 giugno 2013 si ritira un assemblato di n. 5 fogli-fotocopie (A/4). Non mancano le sorprese. Sorpresa delle sorprese, il costo delle copie – in omaggio alla determinazione amministrativa n. 99 del 18/07/2011 – è stato complessivamente di € 7, 30 (€ 1, 30, per tassa c.c.p., numero 124494910; e € 6, 00 per spese “di riproduzione, nonché diritti di ricerca e visura”). Una somma, crediamo, esosa (una specie di “pizzo” pubblico; un prezzo per altri versi discriminatorio... è evidente che non tutti si possono pagare questo diritto). Pagare complessivamente € 1, 45 (€ 7, 30 : 5) a fotocopia è costo proibitivo, lì dove, in qualunque bottega cittadina, il prezzo è di circa dieci centesimi a foglio A/4. Certo, mancano le servitù regie di ricerca e visura! Ma la sorpresa non tocca solo la quantità pizzaiola del costo e della quantità degli allegati rilasciati (avevamo chiesto copia di tutti i documenti cui la Delibera di Giunta si riferiva per lo scopo). L’attenzione prevalentemente cade sulla qualità e la consistenza di quanto leggibile nell’argomentazione delle quattro (4) pagine del corpo della Delibera di Giunta (n. 104, 8 maggio 2013) e nell’unica (1) pagina di direttiva (prot. n. 37628, 24/04/2013) allegata, che l’assemblato consegnatoci contiene. La nota è la “Direttiva per la tutela dell’immagine dell’Ente” che il Sindaco (Sig. Giulia Adamo) ha inoltrato alla “Dirigente dello Staff. Legale –SEDE, al fine (come si legge) di averne una valutazione circa la sussistenza di condizioni “per proporre azioni in difesa dell'Ente con la previsione delle eventuali azioni risarcitorie non patrimoniali nei confronti di chi si è reso colpevole di azioni che mirano a ledere l'immagine dell'Ente”. Non sappiamo se il Dirigente dello Staff. Legale abbia risposto o meno al Sindaco, e/o cosa avesse argomentato. Se c’è stata risposta, non abbiamo avuto tuttavia copia della stessa. Sulla quantità dei documenti permessi-rilasciati, dunque, domina l’avarizia! Sebbene nella direttiva del Sin-daco (dal greco “σύνδικος, 'patrocinatore', composto da σύν, 'con, insieme', e δίκη, 'giustizia'”) si dice (genericamente) di “alcuni articoli pubblicati principalmente su due testate giornalistiche web (allegati in atti), che hanno a riferimento diverse iniziative assunte dall'Amministrazione comunale”, di nessuno di questi documenti c’è stata rilasciata copia. Allora: se il nome del Sindaco è quello che porta la “giustizia”, a lei lasciamo la coerenza (e non solo logica), o il potere di censura, o quello di amministrare la separazione del lecito o illecito rilascio di documenti, tratti fra l’altro dal mondo web! Sulla qualità e consistenza, per quello che possiamo “leggere”, data la pochezza delle fonti rilasciate (delibera e direttiva), varrebbe più che la sorpresa la meraviglia. La meraviglia che può suscitare la decisione di un’Amministrazione che riprende e ripete passivamente quanto, in termini di semplice predicazione aggettivale/valoriale, aveva già enucleato il testo della direttiva del Sindaco che la presiede. Una meravigliosa clonazione: la delibera di Giunta – tranne i riferimenti alla conformità tecnica e al diritto/giurisprudenza, che permettono ai “soggetti” di diritto (individuali e collettivi) di avanzare azioni legali di rivalsa – sostanzialmente ripete, infatti, quanto ai sette (7) capoversi enunciativi “astratti” della direttiva del Sindaco. In nessuno dei capoversi di questa direttiva si indica un pur singolo caso-espressivo (fra gli articoli web colpevoli, di cui dice genericamente) che possa (a mo’ d’esempio) aiutare il cittadino a capire, condividere o meno, l’eventuale valenza lesivo/offensiva che ha fatto scattare l’incriminazione e la denuncia del giornalista G. Di Girolamo. Il costo dell’operazione giudiziale, affidata a legale esterno, grava sul bilancio comunale per “€ 10.967, 20 (C.P.A. 4%, IVA 21% e spese comprese) ”. Pertanto, a scanso di equivoci e omissioni, della Delibera di Giunta si riproduce per esteso solo il suo incipit e premessa fondante: “PREMESSO: CHE l'Amministrazione comunale ha preso atto della molteplice ed ininterrotta pubblicazione su quotidiani locali on line (web) di articoli e notizie che contengono valutazioni e commenti il cui contenuto costituisce attacco oltraggioso e denigratorio nei confronti del Sindaco, che rappresenta l'Ente, degli Assessori nonché dell’intero apparato burocratico - amministrativo del Comune di Marsala, gravemente lesivo del decoro e dell'immagine giuridico - istituzionale del Comune medesimo; CHE con direttiva sindacale prot. n.37628 del 24/4/2013 è stata manifestata la precisa volontà di tutelare l'Ente, Comune di Marsala, rispetto ad attacchi di tipo giornalistico che trascendendo il diritto di cronaca e di informazione finiscono con il concretizzare un danno all’immagine e al decoro dell’Ente; CHE l'Amministrazione comunale ha sollecitato - previa valutazione della sussistenza dei presupposti - la predisposizione degli atti necessari per proporre azioni in difesa dell'Ente con la previsione delle eventuali azioni risarcitorie non patrimoniali nei confronti di chi si è reso colpevole di azioni che mirano a ledere l'immagine dell'Ente stesso; Tutto ciò premesso: RITENUTO... ”. I presenti (alla seduta) e firmatari sono: G. Adamo, A.V. Genna, E. Lo Curto, B. A.Musillami, O.S. Alagna; A. Vinci e P. A. Montalto risultano, invece, assenti). Se ora si confronta la premessa fondante della deliberazione amministrativo-politica, non si può non vedere il ricalco passivo dell’atto. Anche in questo atto manca un pur semplice esempio di “offesa” determinato. La sua esposizione ripete il modello degli enuncianti “fondanti”, e già dichiarati, che il Sindaco ha enucleato nella sua direttiva, inoltrata allo Staff. Legale per le “valutazioni” del caso. L’insieme, così, fra le righe, ci sembra piuttosto la nascita di un nuovo decalogo normativo di censure e divieti. Un sistema di assiomi vaporosi e religio-si quanto un generico, e per questo pericoloso, schema di reattivi comandamenti; espressione pura e semplice di espliciti risentimenti pubblicizzati. Crediamo sia sufficiente fa parlare direttamente i primi tre soli capoversi della direttiva per esteso: 1) “Denigratori e privi di ogni rilievo giornalistico appaiono i contenuti e i commenti riguardanti alcuni articoli pubblicati principalmente su due testate giornalistiche web (allegati in atti), che hanno a riferimento diverse iniziative assunte dall'Amministrazione comunale”. 2) “L'attacco dei giornali web di che trattasi, preordinato e ininterrotto - al di fuori del corretto esercizio del diritto all'informazione - ha riguardato fatti, atti, scelte amministrative, attacchi personali che spesso (lontani dalla verità accertata), hanno dato luogo esclusivamente ad un comportamento offensive al decoro, onore e reputazione dell'Ente da me rappresentato”. 3) “Non solo, alcuni articoli giornalistici - lontani dal diritto di cronaca e di satira - di recente hanno dato anche spazio (facendone oggetto di appositi "articoli"), alle opinioni dei lettori sugli argomenti trattati determinando una sorta di escalation nella diffusione di messaggi oltraggiosi riguardanti accuse rivolte all'Amministrazione tutta e alla mia persona, in particolare”. Lette le vuote enunciazioni (perché senza l’icona del corpo e dello spirito degli articoli web incriminati), ogni commento e pensiero di condivisione o meno con il Sindaco e la sua Giunta li si lascia alla libera interpretazione di tutti i cittadini. Tuttavia l’occasione è propizia. Si può aprire un dibattito politico-culturale pubblico innescando (Amministrazione, Consiglio e non) seminari pubblici e collettivi sul nuovo decalogo illuminato/illuminante che i documenti (quelli letti) lasciano intravedere, pur in assenza dei criteri casistici. Un dispositivo di sorveglianza e controllo che, per immaginabile induzione e deduzione, dovrebbe cioè reggere la vita comunitaria dei marsalesi per ciò che attiene l’esercizio dell’informazione e della critica. In alte parole – alleluia! – si può pensare a una rinnovata “morale pubblica” e a una rinnovata etica del “buon costume”. Un’altra pedagogia amministrativa sembra emergere dai documenti in questione. Perché – in ordine a ciò che (nella nuova sovranità web), e a parere del montaggio del Sin-daco, pare “oltraggioso” nell’in-forma-zione – ogni fedele suddito possa subito imparare a distinguere sia ciò che ha dignità (anzi, decoro) di pubblicità (cioè essere reso pubblico), sia ciò che utile per non essere “lontani dal diritto di cronaca e di satira” e non incorrere nelle ire di turno. Cittadini, Giunta e Sindaco: “il cameriere di Sartre” (Sartre, L’ESSERE E IL NULLA) è un quadro-schema che orienta sui soggetti che si identificano con la funzione (esercitata) fino a solidificarla, ossificarla (l’analogia con la “divisa” del Sindaco è piuttosto chiara, o no!). L’esempio è ripreso anche da J. Lacan (Massimo Recalcati, L’uomo senza inconscio). Ma Voltaire ricordava che nessuno può impedire a nessuno il diritto e la libertà di sbagliare: “Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle” (Voltaire). Ma, in questa occasione, vale anche non dimenticare che le parole, come le immagini, sono solo dei segni. I segni che, carichi di presupposti, valori e ideologia (di classe e di epoca), prendono sì il posto delle cose e delle idee, ma tuttavia non sono né l’uno né l’altro.

domenica 23 giugno 2013

L’immagine della Città di Marsala va al “mercato” e in tribunale? …altre offerte?

La Città di Marsala, secondo le ultime stime demografiche, dovrebbe avere una popolazione di 82.585 “anime”. Tutti questi soggetti, nessuno escluso, in quanto essere umani (prima) e cittadini (poi), sono titolari dell’immagine della Città come valore assoluto. Per il suo campo di significanza – che, qui, ne qualifica il valore in termini di “dignità” o “indegnità” – basti il semplice richiamo alla Carta costituzionale italiana, alle Dichiarazioni dei diritti universali, e alle altre Carte e Convezioni europee e mondiali. Un insieme culturale, politico, istituzionale e giuridico che per i vari aspetti ne chiarisce i nessi indissolubili e inalienabili con il senso della logica del “comune” quale presupposto e fondamento. Un fondamento che non può essere fatto proprio (in esclusiva) da nessuno. Qualunque sia la sede, nessuno ha titolo per dispensare o negare la qualità di homo dignus. Tutti, specie se si esercitano funzioni di rappresentanza e autorità pubblica, si è tenuti a non dimenticare che nell’esercizio e nella tutela della libertà e dell’eguaglianza come ‘égaliberté’ (E. Balibar), l’eguale-libertà, è determinata solo dalla dignità propria di essere e di appartenere all’umanità, piuttosto che per titoli di “proprietà” impropri e status. O solo perché il caso ha temporaneamente investito qualcuno di una qualche rappresentanza e funzione pubblica, questi pensa di identificarsi con la funzione socio-politica e culturale che, momentaneamente, intreccia il suo essere con il suo sembiante di funzione. Chi incorre in questo errore, dice Jacques Lacan (filosofo e psicoanalista), si segnala come soggetto dell’iperidentificazione o della “clinica dell’identificazione solida”; il soggetto cioè che, nonostante le pretese “del buon ordine”, è dimentico dell’Altro e dedito al godimento narcisistico (nel caso) del consumo del potere. E solo per un’altra grandezza di riferimento fra le altre, che si sono provate a riflettere sull’intreccio di verità, diritto, democrazia, dignità, potere, etc., ricordiamo il “tratta l’uomo sempre come fine e mai come mezzo” di E. Kant. L’uomo che dedicò l’azione del pensare e del rapportarsi all’uscita dallo “stato di minorità” come esercizio di autonomia morale e intellettuale e critica dei limiti della ragione teoretica, pratica ed estetico-politica. Ma cosa succede quando una Giunta e un Sindaco, nel caso le attuali Autorità amministrative della Città di Marsala, e, senza un confronto (per quanto ne sappiamo per adesso) con Il Consiglio Comunale; e, soprattutto, senza il coinvolgimento diretto e pubblico della Cittadinanza, denunciano un cittadino (nel caso Giacomo Di Girolamo) per il suo esercizio giornalistico? Un’attività, questa, tesa a curare, fino a prova contraria, l’informazione conoscitiva come esercizio pubblico garantito, oltre che (e prima di tutto) nell’accezione di “bene comune”?; o di quella l’informazione e conoscenza che, nella società della conoscenza, non può più essere pascolo privilegiato di pochi e dei media di potere o delle verità costruite dal potere stesso, bensì, appunto, bene comune. Quel bene comune (generale) che lo stesso mondo del diritto liberal-democratico classico (modello oramai in crisi e screditato: la legge elettorale “Porcellum” è già norma ripugnante nel suo stesso nome!) tuttavia non disconosceva, e che quello di nuova generazione ormai si sta attrezzando per aggiornarsi in tal senso? L’interrogativo ci s’impone. Chi scrive non ha a disposizione (una premessa d’obbligo) né gli atti del caso né i documenti che vorrebbe “leggere” in proprio. E per questo, in data 13 giugno 2013 (n. 52989 del protocollo generale del Comune), ha fatto domanda al Sig. Sindaco di Marsala, Sig.ra Giulia Adamo (e.p.c. al Presidente del Consiglio comunale di Marsala), perché sia rilasciata copia (in carta libera) della delibera di Giunta e di tutti i documenti e gli atti che hanno portato alla denuncia del giornalista Giacomo Di Girolamo; il cittadino e giornalista marsalese che sarebbe “reo” di “offesa” all’immagine della Città nella persona del Sindaco, Giulia Adamo -“Notre-Dame”. Il Giacomo Di Girolamo (che come tutti i cittadini ha diritto di controllo e critica del potere pubblico), inoltre, è anche chiamato, dallo stesso Sin-daco (dal greco “σύνδικος, 'patrocinatore', composto da σύν, 'con, insieme', e δίκη, 'giustizia'”), a un contenzioso di ordine civile. Un contenzioso civile che, nel caso di sentenza favorevole alla Sig.ra Giulia Adamo, condannerebbe il reo (ma le verità processuale non sempre rispecchiano le verità storiche: giustizia non è fatta; e perciò neanche la “δίκη” del sin-daco, delegata a un tribunale, sortisce infallibile sicurezza!) a un risarcimento pari a “€” cinquantamila, riducendo così la battaglia per la verità, la dignità e l’immagine della Città offesa alla logica del mercato dell’immagine (brand management; branding marketing?) e del suo godimento consumistico secondo il diktat del “discorso del capitalista” (J. Lacan). In attesa di poter leggere (e leggere fra le righe) i documenti richiesti, per ora, tuttavia, non possiamo non porre alla Città un qualche pour parler, ça va sans dire. Identificare l’immagine di una Città con quella di una singola persona, e per di più quando questa riveste una carica di rappresentanza pubblica, ci pare che sia un retrocedere politico-istituzionale all’età pre-rivoluzionaria del re Sole: “l’état, c’est moi”!; e in questa luce del sole non può mai esserci la luce del sole quale “il migliore disinfettante” (Louis Brandeis), perché “una città che sia di un uomo solo non è una città” (Sofocle, Antigone). La parola dignità e indegnità – anche a non voler considerare la gravità di una cultura e di una civiltà degradate (misurate con i meriti dei criteri quantitavi e dei punteggi statistici), di una scuola e di una formazione (omologate al mercato) che riducono la vita a debiti, crediti, quiz, selezioni di merito, giochi borsa e godimenti mercificati... – hanno una lunga e travagliata storia semantica. Ricche di polisemia, la cultura, la politica e il diritto hanno da tempo cercato di delimitarne i contorni; ma la storia, la cultura e i rispettivi processi evolutivi, delle società, ne hanno sempre ri-posto i termini e i limiti per circoscriverne ambiguità e ambivalenze. Ma se il prezzo in denaro, chiesto dal Sin-daco Giulia Adamo e dai legali che l’assistono, è di € 50 mila, a quanto ammonta la quota che mi spetterebbe, considerato che la denuncia nei confronti del compagno di strada (Giacomo Di Girolamo) è stata fatta anche “a nome mio” ? Chi scrive è un cittadino marsalese che il Sindaco della Città, per logica deduzione e associazione, difende in “immagine” e “dignità”? Se è così, o parte della Città, così come tutti, non esclusa la Sindaca, credo allora che una parte del bottino mi spetti; credo di avere diritto, nel caso di vittoria tribunalizia del Sindaco, a chiedere il reclamo e il versamento che mi spetta per diritto: 50 (mila €) : 82.585 (anime) = € 0,605436822 (a testa)! Irrisoria e miserevole quota-parte, Sig. Sindaco & Giunta & Consiglio! E tuttavia non si può negare a ciascun cittadino il diritto all’incasso. Il “discorso del capitalista”, in epoca di riaggiornata reificazione marxiana e di “evaporazione del Padre” (J. Lacan), dell’ordine simbolico e dell’etica della tecnica politica governamentale odierna, calzati dal “carisma” che s’incarna nell’ideale identificazione con il “discorso del padrone” e il godimento dell’iperidentificazione, valuta così tanto tanto il valore del suo Primo Cittadino e così tanto tanto quello dei suoi fratelli pari (?). È forse questo il tenore dell’efficienza e della felicità che le Città dell’universo del modello “Cacania” (R. Musil, L’uomo senza qualità) hanno programmato e finalmente realizzato per i postumani glocalizzati del nuovo Impero?

mercoledì 5 giugno 2013

Biblioteca comunale di Marsala

Le Monde Diplomatique + Alfabeta2 per la Biblioteca comunale di Marsala. Da tempo, sembra che l’identità dei consumatori marsalesi – consumatori di mercatini, notti bianche, feste di vario tipo, giornalismi di finestra (inchiesta, altrove), dignitarismi massonici, ecc. – si stia arricchendo di un’altra “degnità” vichiana: diventare recipiente elastico, ascolto passivo e passivizzante. Il conflitto politico e culturale, i modelli teorici e la critica non hanno spazio. Sta divenendo regola evitare domande e interventi “tachicardici”. Si rovescia la sindrome di Standhal. L’eccitazione critica, salvo che non manifesti consenso (simulato o meno), è imbalsamata. L’orecchio fisico e mentale è diventato come la vagina di una prostituta: funziona da mero ricettacolo. Quieto e appagato, riceve soltanto i semi del soggetto del caso. Muto ascolto; al più battere le mani o identi! La cosa più dis-onorevole, tra i vari tratti, è che ciò, per alcuni passaggi (o nella generalità dei casi), avviene con la condivisa (avalli e finanziamenti) “sponsorizzazione” pubblica, mentre, per altri versi, l’Amministrazione e il Consiglio di Marsala, non trovano denaro se non per opere di fumosi imbellettamenti e di logica strumentale. Non pensano di investire, per esempio, nel potenziamento della pubblica Biblioteca comunale. Qui mancano quotidiani, mensili, riviste, e/o altri strumenti utili per leggere il mondo oltre le pagine del quotidiano dire e notiziare delle voci e dei media addomesticati; utili perché si possa, autonomamente (per chi interessato), venire a conoscenza di quanto veramente faccia la differenza degli scontri culturali e politici del presente (quelli che destinano il futuro di ciascuno e dell’ambiente); utili perché spunto e suggerimento per una politica culturale alternativa in loco; utili perché, centro la Biblioteca comunale, iniziative e realizzazioni possono essere il progetto (sia nell’articolazione,sia nella conduzione) dell’autonomia di base. E ciò a partire, soprattutto, dalla proposizione e dal coinvolgimento diretto dei giovani. Sul tappeto della contemporaneità, che sono i passaggi e le tendenze che non escludono nessuno, non mancano discriminanti che vanno di là del profitto immediato dell’interesse di “casta” di qualcuno o di gruppo. Istanze laceranti quanto fondanti gli assetti di vita individuale e sociale di ciascuno e tutti sono nella casa di ognuno. Solo per qualche indicazione: il declino della forma-stato, la desovranizzazione dei popoli e la retorica patriottarda in Italia; l’ipocrisia delle situazioni di emergenza e gli illegalismi (mafiosi e non) di varia natura fino all’uso (non riconosciuto) della “tortura”; il trionfo meritocratico-mercantile e il degrado della scuola; la rete e la democrazia; il diritto a scegliere la vita o la morte negato dal biopotere; l’art. 3 della Costituzione italiana e il diritto dell’omosessualità (lesbiche, gay, la teoria queer...); il matrimonio ai preti e il sacerdozio cattolico alle donne; le armi di distruzione di massa e le responsabilità della ricerca tecnico-scientifica come delle classi di amministrazione e comando; l’arte, la poesia, la letteratura, il teatro, l’ideologia e l’editoria; la censura politica e la libertà d’espressione; la civiltà migrante e le nuove identità; la ricchezza dei pochi e la povertà dei molti; la crisi dell’utopia capitalistica e il recupero dell’idea di comunismo, del comune e dei diritti di nuova generazione; le dicerie sul “populismo”, la storia, la teoria e i cambi di paradigma;le nuove rivoluzioni politiche e le reazioni globali; etc. Siamo, ci pare (il dubbio non ci manca), in una Città che si paga la “risorsa” della propria alienazione e vuole ignorare i conflitti e le contraddizioni del presente? Una Città che, non paga dei soli de-meriti del mercato, continua nella logica del consenso o del silenzio deresponsabilizzante?U. Galiberti, bacchettando chi ama parlare di miti, ricorda/va che in questo paese manca il “conflitto”, mentre un venditore di spettacoli “innovatori” (nella sala del C.M. di S. Pietro di Marsala), non molto tempo fa, si beava del tramonto delle lotte sociali antagoniste e inneggiava, mostrando alcuni esemplari (impresari e prosumer...) di razza, all’innovazione di regime strumentalizzando il “mito” di Garibaldi (e anche lo stesso Risorgimento!); in un altro contesto, e con gli abiti di scena dell’oligarco-crazia, i massoni si pregiavano di essere eredi della libertà e dell’eguaglianza illuministico-rivoluzionaria francese, sottacendo di essere i difensori della priorità dei “Dignitari” e non dell’“umanità”. Ovvero ci sono individui degni (decorosi) e quelli indegni: l’eguaglianza come “dignità”, che è quella di appartenere (ciascuno e tutti) all’“umanità”, non è (per loro!) di tutti. Di diversi principi: Hannah Arendt e Stefano Rodotà; la Costituzione della Repubblica italiana e le decisioni di principio europee e mondiali che sanciscono come irrinunciabili, in assoluto, “i diritti fondamentali”, perché non dipendenti dalla “proprietà” e dal “potere” egemone. Poiché il costo mensile non è molto (€ 1, 50 Le Monde Diplomatique- il manifesto; € 5,00 Alfabeta 2), almeno per ora, e per l’arco temporale giugno-dicembre 2013, farò DONO alla Biblioteca comunale di Marsala dei due periodici in calce. Col che, vista la sordità o la nolontà dell’Amministrazionee del Consiglio, auguriamo: che altri possano fare lo stesso e meglio; che possa spingere alla lettura, alla presa di coscienza e all’azione autonoma quanti desiderosi di farlo. Si spera, soprattutto, che la biblioteca della Città, sulla base di iniziative di ampio respiro e spessore politico-culturale, condotte direttamente dai giovani e in cooperazione orizzontale, cui è caro il “bene comune”, possa assurgere a centro-motore della ripresa “idea-le” e della prassi dell’inter-esse pubblico, comune e all’insegna di una cultura critico-radicale. Sapere aude (Kant)!

mercoledì 24 aprile 2013

"No MUOS"-NIscemi: Davide vince Golia-Assalto alle antenne

Inaccettabile che una comunità non possa essere sovrana nel proprio territorio e difenderne l’ambiente di vita e di lavoro, o poterne incrementare la salubrità e la produttività con le giuste attività di sviluppo ed emancipazione pacifica. Così è (impediti, osteggiati, maltrattati…) in Sicilia (e non solo) dove gli americani hanno facoltà indiscussa, espropriando gli abitanti dei loro diritti, di costruire basi di ogni tipo per la militarizzazione dello spazio e l’estensione del loro comando globale. Insopportabile è anche che tutto questo avvenga con il supporto, legalizzato e complice, della “governance” politica e poliziesco-securitaria delle Amministrazioni italiane suddite. Siamo a Niscemi nella riserva naturale della Sughereta. Qui, antenne di 150 metri (in totale 56) del sistema satellitare militare americano (MUOS), isolate da chilometri di rete protettiva, fanno mostra della loro erezione orgasmica: svettano la loro micidiale potenza e umiliante arroganza contro la salute e l’ambiente di tutti. Un’espropriazione e appropriazione del bene comune che, tuttavia (e solo per iniziativa della democrazia e della lotta di base), non ha lasciato crescere la passività e la rinuncia. A vista d’occhio (anche se si vuole tacitare il movimento No-MUOS), ha fatto crescere, infatti, l’onda pacifista per esteso (ricordiamo il corteo di diecimila persone convenute da tutte le parti d’Italia a Niscemi il 30 marzo scorso). Ma è di poche ore fa, si fa per dire, che la foresta dei mostri “sacri” è stata vittoriosamente “profanata” da alcuni serfisti (due come riportano le cronache di questi giorni) dei movimenti di lotta per i diritti civili, Turi Vaccaro, e Nicola Boscelli. I due sono entrati nel recinto e, come mostra la foto, si sono arrampicati, a rischio e pericolo personale (ma il personale è politico!) su uno dei tralicci delle antenne radioattive. Per tanto osare, però, sono stati arrestati dalla polizia italiana. Gli americani lasciano il lavoro sporco agli altri…! (nel “riordino” degli arresti, sembra che non siano mancate alcune donne delle mamme “No MUOS” di Niscemi). L’atto è però, secondo noi (anzi ne siamo certi), un segno di vittoria della pace e del bene pubblico contro la guerra e, al contempo, antagonista al modello capitalistico che lo sorregge e lo foraggia. Un atto di superiorità e della forza dell’intelligenza attiva contro la debolezza della forza militarizzante e cieca. Davide uccide ancora Golia! La velocità e la fulmineità dei pacifisti sono state un duro colpo per i padroni del mondo, i veri signori della violenza legalizzata dell’“Impero” del pensiero unico. “Grande è il tumulto e lo scontro sembra disordinato, ma non è così.” (Sun Tzu, L’arte della guerra). I veri costruttori della pace vogliono un mondo alternativo e della logica dell’inclusione piuttosto che dell’esclusione, delle guerre, del carcere e di altre disumanità pubblicizzate per civiltà superiore.

lunedì 28 gennaio 2013

Gianmario Lucini (poeta e editore) al “Baluardo Velasco” di Marsala 12 febbraio 2013 (ore 18)

Gianmario Lucini non è una presenza nuova per Marsala. La Città l’ha già visto e ospitato in occasione della presentazione delle antologie poetiche L’IMPOETICO MAFIOSO e LA GIUSTA COLLERA. Allora lo abbiamo visto in veste di solo editore. Il 12 febbraio 2013 (ore 18), al “Baluardo Velasco”, a cura di Antonino Contiliano, sarà presentato anche nella sua veste di poeta e, ancora, di editore CFR. Di Gianmario Lucini poeta, si dirà intorno al suo libro di poesie SAPIENZIALI, Edizioni CFR, 2013.
SAPIENZIALI (che sarà presentato ufficialmente a Trapani il 15 febbraio) è un libro di poesie che transcodifica il linguaggio, il sapere e la saggezza della tradizione biblica. Laicamente e utopicamente riconnotato questo viaggio risignificante poeticamente, è il NO alla violenza e al deserto di questo nostro presente senza più memoria e storia progettuale. Di Lucini editore vedremo il suo lavoro con le antologie tematiche:
CUORE DI PREDA (un’antologia che raccoglie tante voci di analisi e lotta femminili – poetesse – sul tema delle violenze alle donne);
IL RICATTO DEL PANE (un’antologia che raccoglie poesie e altre forme di scrittura o testi intorno al mondo del lavoro contemporaneo con le annesse violenze vecchie e nuove di sfruttamento, impoverimento, diseguaglianze, ingiustizie);
WE ARE WINNING WING, libro di poesia a cura di Antonino Contiliano, è la voce di un soggetto collettivo, anonimo, che pone all’indice il mondo della globalizzazione capital-liberistica e ripone la riattivazione del “noi” e del “comune” come un mondo altro, non individualistico, o privo di amore, sogni, democrazia cooperativa e diretta, progettualità a venire. Il libro WE ARE WINNING WING, con una introduzione di Francesca Medaglia e un saggio in appendice di Marta Barbaro, è l’approdo cartaceo dell’esperimento poetico di rete che, su iniziativa e di A. Contiliano, M. Palladini e F. Muzzioli, decollò nel 2010 su www.retididedalus.it (rivista del sindacato scrittori italiani) con il nome collettivo di “Noi Rebeldìa 2010”. a.c.