
Incontro con Ervin László
L’UNESCO di Trapani, nella sua sede di Erice, ospita ancora una volta il filosofo della scienza Ervin László. È il 30 gennaio 2010. L’iniziativa è del gruppo dirigente dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione e la Scienza) trapanese, e precisamente nella persona del suo Presidente, Dott. Vincenzo Bandi, e del Dott. Vincenzo Garaffa, Vicepresidente. L’incontro con il filosofo (nato a Budapest nel 1932) della scienza e pianista, due volte candidato al Nobel per la Pace, si svolge in un contesto dialogico che affronta il pensiero dell’autore maturato e reso pubblico tramite il libro LA SCIENZA ED IL CAMPO AKASHIKO (URRA Edizione).
Invitati (unitamente al dr. V. Bandi e V. Garaffa), a discutere con Ervin László sono: il prof. Rosolino Buccheri (astrofisico CNR- Palermo), il prof. Armando Vitrano, il dr. Paolo Calabresi e Antonino Contiliano (presentato all’ospite e al pubblico presente come poeta e filosofo).
Vale ricordare che il prof. László è anche Presidente del Club of Budapest International, e tra gli attori e protagonisti del progetto “Globale 2012”. Il progetto è una rete planetaria finalizzata a una coscienza, atta a favorire una grande sintesi delle conoscenze e delle esperienze per riunirle in un modello unitario che inglobi l’essere umano, la società e il pianeta secondo i criteri della complessità scientifica, la giustizia umana e la saggezza spirituale.
Incalzato dai partecipanti alla discussione e al dialogo, infatti, il filosofo riprendeva continuamente l’IDEA scientifica e insieme utopica di questo progetto “Globale 2012”, la quale si trova anche al centro delle riflessioni e delle argomentazioni del suo libro, LA SCIENZA ED IL CAMPO AKASHIKO. Un’idea di unitarietà, di relazione e di connessione reciproca di tutti gli elementi della vita del nostro universo che fa sì che ognuno è PARTE e non sovrano assoluto con il diritto e il potere di sottomettere cose, animali e simili al proprio uso e consumo.
Non è un caso che una delle parole che significa il titolo del libro del prof. László è infatti Akashiko. Akashiko è vocabolo sanscrito che significa: “spazio, etere, cielo o 7° cielo, e nei sacri testi della tradizione indiana del VI° secolo a. C., designa una dimensione superiore da cui tutti proveniamo e a cui dobbiamo tornare, nonché la dimora del Supremo”. Non è altresì casuale che l’altra vocabolo significante è la parola “campo”, il termine semantico, cioè, che è proprio del “paradigma” della scienza “quanto-relativistica”. Campo, in questo modello scientifico, è infatti, come l’ Akashiko indiano, una strutturazione di relazioni tra tutti gli elementi del campo quantistico. L’insieme delle CONNESSIoni che come PARTI vivono in quanto coesistono e reciprocamente interagiscono in maniera autonomia e dipendenza; parti sottoposte a una logica plurale, e ognuna come indispensabile all’altra nel rispetto dei limiti che la RELAZIONE comporta. Le logiche delle relazioni comunicano e significano solo entro le regole di una sistema complesso in funzione.
Un modello logico-matematico e scientifico – paradigma – o insieme di teorie, procedure e metodi di analisi che (unitamente alle connesse dimensioni antropologiche, sociologiche, politiche, etiche…delle diverse società umane terrestri) – diceva László – la comunità scientifica vorrebbe trasferire come praticabilità della comune vita planetaria.
Un paradigma, in altre parole, che, per analogia, si propone anche come una “visione” o “cosmo-visione” (come ha sottolineato chi scrive durante il suo intervento). Una concezione e una costruzione che richiede non scienza, immaginazione e una progettualità etico-politica alternativa, collettiva. L’esempio (in tal senso) del mondo delle CONNESSIONI quantistiche – il campo – o quello di presentarsi “banca che presta senza interesse” è quanto mai lampante del funzionamento co-operativista e democratico collettivo della natura. Lo scambio energetico di emissioni e riassorbimento tra le particelle delle vibrazione atomiche, noto come “free lunch”, è infatti un pranzo comune e libero o senza profitto, come sottolineava lo scrivente nel corso del dibattito.
Per un breve lasso di tempo e, diversamente dal capitalismo neoliberista degli attuali padroni del mondo e signori della guerra, le CONNESSIONI della natura mostrano come sia possibile anteporre il bene di tutti di tutti gli elementi in gioco. E all’orizzonte storico politico c’è anche una scommessa in tal senso. È la coraggiosa, nuova ed esemplare rivoluzione che Bolivia ed Ecuador, già fin dal 2008, hanno messo in atto dichiarando, nella loro nuova Carta Costituzionale, la Natura “Soggetto di diritto” e gli uomini, tutti, egualmente “parte”.
Il nostro mondo capitalistico, invece, preferisce ancora, come gli ha insegnato il pensiero cristiano-cattolico e liberale-borghese, che il “bipide implume” e “scimmia” battezzata e civilizzata è il solo padrone e signore del “creato”, e che a rimediare alle catastrofi, se ne ha voglia, c’è sempre una divinità disponibile.
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