lunedì 29 ottobre 2007

‘Elmotell blues

Navarra Editore pubblica " ‘Elmotell blues "
di Jana Cardinale[1]

Appena pubblicato da Navarra Editore «’Elmotell blues». Nato da un’idea di Antonino Contiliano, già preside, saggista e poeta, ha una sua storia di incontri tra persone diverse e distanti, ma unite dall’intento di costruire un testo collettivo e condiviso. La tecnica compositiva è quella del montaggio: in una ricombinazione di poesie dei vari autori con la scrittura nuova in itinere, a segni poetico-artistici e stili differenziati sono stati aggiunti innesti interi o parziali di altri testi, segnalati a piè di pagina, e il montaggio ha portato all’interazione di scrittura, grafica, voce e musica. Gli autori, che si differenziano per stile di scrittura e linguaggio, per la parte linguistica sono Antonino Contiliano, Valerio Cuccaroni, Francesco Muzzioli ed Emilio Piccolo, mentre Giacomo Cuttone è il pittore delle cinque grafiche presenti, Gino De Vita è il musicista e la voce di teatro è quella dell’attore Guglielmo Lentini. «’Elmotell blues» si concretizza grazie a un procedimento ormai consolidato nell’operatività di Antonino Contiliano, tanto che funziona come terzo momento di un trittico iniziato con «Compagni di strada caminando» e proseguito con «Marcha hacker». La strategia di Contiliano consta di estrapolazioni testuali da diversi autori defunti e viventi, da Marx a Nietzsche, da Benjamin a Muzzioli, con un occhio all’ultimo Negri, a Benveniste, a Marramao, sotto gli auspici della grande ombra sovrastante di Cervantes. «La varietà è la soluzione manifesta di questo lavoro – evidenzia Mario Lunetta nella prefazione - l’operazione di Contiliano trova nella corda sarcastica la propria spina dorsale. Il suo è un testo di demistificazione realizzato girando una varietà di chiavi stilistiche, ciascuna delle quali produce concentrazioni di controsenso senza mai scadere nella facile demagogia degli slogans».


[1] Cfr. Nota pubblicata in “La Sicilia” (CT), Ottobre 2007.

venerdì 26 ottobre 2007

Tempo spaginato - Chi-asmo

Il Tempo spaginato di Contiliano è il nostro. Spaginato come un fascicolo caduto a terra o sollevato dal vento, i cui fogli si siano irrimediabilmente mescolati. È il tempo frenetico e confuso della post-modernità, in cui la profondità storica sembra essersi definitivamente appiattita in una sorta di eterno presente.La poesia di Contiliano si ribella a questo tempo con le armi dell’utopia. Le parole vengono reinventate attraverso un dettato poetico che le “mastica” per strapparle alla banalità, per scavarle in tutto il loro potenziale. Utopia come impulso alla libertà, accusa ai luoghi comuni, in particolare quelli della propaganda di guerra. Poesia pacifista ma di conflitto, nella sua “guerra alla guerra”, per avvicinarsi di nuovo al livello umano imprescindibile, quello elementare e comune. Da allegoria della crisi lo “spaginamento” diventa allora simbolo positivo, caos vitale e liberante. È il disordine produttivo, che salva l’istante dall’invadenza del “sistema”, facendo del verso una somma di frammenti, costellazioni verbali di parole dense di significato.Con un’antologia critica e un saggio introduttivo di Francesco Muzzioli, La doppia utopia di Contiliano.
© Polistampa 2007, cm 14x21, pp. 96, br., € 8,00ISBN: 978-88-596-0288-XCollana: Sagittaria / Opera, 23Settore: L9 / PoesiaAltri settori

La doppia utopia di Contiliano

sabato 6 ottobre 2007

Phi:"progetto intenzione ostile"

Il grande fratello aeroporto[1]
Phi, il “Progetto intenzione ostile” americano




Pubblichiamo nel nostro blog (kaone: http://contilianoantonino.blogspot.com) la notizia del progetto americano Phi (rimandando a piè di pagina gli estremi di riferimento) considerandolo un supplemento aggiornato rispetto alla nostra nota pubblicata il 5 giugno 2007 su “identità e potere”). Dell’importanza, e della pericolosità sotto ogni punto di vista politico e culturale in senso lato e globale, ognuno si renderà conto da sé. Ogni commento non potrebbe aggiungere ulteriore esplicitazione e chiarezza al disegno di dominio e potere indiscusso che il governo americano mette in atto ogni giorno perfezionandolo con volontà terroristica e maniacale permanente.
Antonino Contiliano


“IMMAGINATE LA SCENA. Arrivate all'aeroporto di New York, stanchi dopo un lungo viaggio e vi mettete in fila al controllo passaporti. Mentre siete in coda un insieme di laser, videocamere, eye tracker e microfoni iniziano a compilare un dossier di infor­mazioni sul vostro corpo. Il computer che elabora i dati inviati da questi sensori nascosti non sta cercando armi o stupefacenti. Sta invece cercando di capire se voi vi state preparando a compiere un atto terroristico. Sembrano prospettive lontane, ma è l'obiet­tivo del «progetto intenzione ostile» [Phi], l'ultima idea antiterrorismo del Dipartimento Usa per la sicurezza nazionale. Il proget­to mira a identificare espressioni del volto, portamento, livelli di pressione sanguigna e di battiti cardiaci o tassi di traspirazione che siano indici di ostilità. L'obiettivo è analizzare a distanza il comportamento delle persone, per individuare tra i 400 milioni di persone che ogni anno entrano negli Stati uniti chi ha intenzioni ostili, attuali o future. Il «phi» ha mosso i primi passi senza clamo­re lo scorso luglio, quando il Dipartimento ha chiesto ad aziende e centri di ricerca attivi nella sicurezza di indicare le tecnologie adatte allo scopo. Si punta ad avviare i primi test in alcuni aeroporti, porti e posti di frontiera nel 2010, per poi estendere il sistema a tutti gli ingressi entro il 2012. In realtà già a partire dal 2003 negli aeroporti statunitensi è stato utilizzato un programma di osservazione dei passeggeri [si chiama «spot»] basato sulle micro-espressioni, cioè sui cambiamenti della mimica facciale che invo­lontariamente tradiscono le reali intenzioni. Sulla base dello «spot», agenti appositamente addestrati osservano la folla e prima isolano e poi interrogano le persone sospette. Il problema è che Io «spot» è costoso. Scopo del «phi» dovrebbe essere proprio quello di automatizzare il riconoscimento delle intenzioni ostili. Ll problema è che i posti di frontiera – e in particolare gli aeroporti – sono luoghi ad alto stress, con molta gente stanca e stufa o semplicemente innervosita dalle attese. Qualsiasi apparecchio potreb­be selezionare gente assolutamente innocua: sarà fermato chiunque mostri emozioni?”


[1]Il grande fratello aeroporto, in Carta, IX, n. 34, 5 ottobre 2007, p. 7 (La notizia è ripresa da Paul Marks, Supplemento Nova, Il Sole 24 Ore del 20 settembre 2007).