sabato 6 ottobre 2007

Phi:"progetto intenzione ostile"

Il grande fratello aeroporto[1]
Phi, il “Progetto intenzione ostile” americano




Pubblichiamo nel nostro blog (kaone: http://contilianoantonino.blogspot.com) la notizia del progetto americano Phi (rimandando a piè di pagina gli estremi di riferimento) considerandolo un supplemento aggiornato rispetto alla nostra nota pubblicata il 5 giugno 2007 su “identità e potere”). Dell’importanza, e della pericolosità sotto ogni punto di vista politico e culturale in senso lato e globale, ognuno si renderà conto da sé. Ogni commento non potrebbe aggiungere ulteriore esplicitazione e chiarezza al disegno di dominio e potere indiscusso che il governo americano mette in atto ogni giorno perfezionandolo con volontà terroristica e maniacale permanente.
Antonino Contiliano


“IMMAGINATE LA SCENA. Arrivate all'aeroporto di New York, stanchi dopo un lungo viaggio e vi mettete in fila al controllo passaporti. Mentre siete in coda un insieme di laser, videocamere, eye tracker e microfoni iniziano a compilare un dossier di infor­mazioni sul vostro corpo. Il computer che elabora i dati inviati da questi sensori nascosti non sta cercando armi o stupefacenti. Sta invece cercando di capire se voi vi state preparando a compiere un atto terroristico. Sembrano prospettive lontane, ma è l'obiet­tivo del «progetto intenzione ostile» [Phi], l'ultima idea antiterrorismo del Dipartimento Usa per la sicurezza nazionale. Il proget­to mira a identificare espressioni del volto, portamento, livelli di pressione sanguigna e di battiti cardiaci o tassi di traspirazione che siano indici di ostilità. L'obiettivo è analizzare a distanza il comportamento delle persone, per individuare tra i 400 milioni di persone che ogni anno entrano negli Stati uniti chi ha intenzioni ostili, attuali o future. Il «phi» ha mosso i primi passi senza clamo­re lo scorso luglio, quando il Dipartimento ha chiesto ad aziende e centri di ricerca attivi nella sicurezza di indicare le tecnologie adatte allo scopo. Si punta ad avviare i primi test in alcuni aeroporti, porti e posti di frontiera nel 2010, per poi estendere il sistema a tutti gli ingressi entro il 2012. In realtà già a partire dal 2003 negli aeroporti statunitensi è stato utilizzato un programma di osservazione dei passeggeri [si chiama «spot»] basato sulle micro-espressioni, cioè sui cambiamenti della mimica facciale che invo­lontariamente tradiscono le reali intenzioni. Sulla base dello «spot», agenti appositamente addestrati osservano la folla e prima isolano e poi interrogano le persone sospette. Il problema è che Io «spot» è costoso. Scopo del «phi» dovrebbe essere proprio quello di automatizzare il riconoscimento delle intenzioni ostili. Ll problema è che i posti di frontiera – e in particolare gli aeroporti – sono luoghi ad alto stress, con molta gente stanca e stufa o semplicemente innervosita dalle attese. Qualsiasi apparecchio potreb­be selezionare gente assolutamente innocua: sarà fermato chiunque mostri emozioni?”


[1]Il grande fratello aeroporto, in Carta, IX, n. 34, 5 ottobre 2007, p. 7 (La notizia è ripresa da Paul Marks, Supplemento Nova, Il Sole 24 Ore del 20 settembre 2007).

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