lunedì 1 marzo 2010

Il connubio delle arti: “Corpo a corpo. Turi Sottile e i poeti”

Galleria Studio 71 (Palermo, 20 febbraio 2010)



di Antonino Contiliano

Turi Sottile usa i suoi colori come lame affilate di coltelli o fasci di luce laser per aprire, lacerare e accoltellare il vuoto stracolmo del vaso di Pandora. Lo seziona e lo aggredisce per “realizzare” l’invisibile pieno e vibrante della materia sulla tela o altro supporto a superficie e geometria piegate. Ne muta il brusio, ne ascolta il fuoco atomico crepitante centrale che lo fa divenire e lo distende con pugni sparati e distese forme amorfe esplose. Stessa cosa fa il poeta: svuota il vuoto della pagina bianca allorquando de-cide lo spazio, e taglia la forma con il suo ordine simbolico e sintattico straniato.
Se poi, come è avvenuto in “Corpo a corpo. Turi Sottile e i poeti”, si incontrano poesia e pittura per reciprocamente dirsi quanto sfugge alla cattura di un linguaggio rispetto ad un altro, allora la ricerca e gli esiti artistici e poetici del connubio sono più interessanti e produttivi di polisemia non comune, come quando due corpi sociali eterogenei si incrociano e generano una nuova vita ibrida che comincia battere con ritmi propri.
Una singolarità sociale che, pur parlando ognuno con voce propria, produce plusvalore e saggio di profitto semantico, di natura artistico-poetico, in termini di crescita esponenziale e in ragione dell’aumento del capitale “costante” complessivo e delle “variabili”. Una tendenza di produttività significante e di senso polisemico sovrabbondante, che capovolge le equazioni della caduta tendenziale del saggio di profitto dell’IO (Capitale), il proprietario individualista dell’economia capitalistica: diminuendo la componente variabile e, invece, aumentando la composizione organica del capitale costante, il saggio di profitto diminuisce in ragione della diminuzione della forza-lavoro viva.



È il caso dell’opera collettiva “Corpo a corpo. Turi Sottile e i poeti”. E per questo che, in “Corpo a corpo. Turi Sottile e i poeti”, gli alieni della parola si sono incontrati al crocevia con la testualità dei testi pittorici di Turi. I testi della pittura e quelli della poesia, come in un passaggio di trans-izione e di tra-duzione reciproco, infatti si sono mutuamente riflessi in un attrito simultaneamente gravitazionale e di espansione che ha generato altri universi. Sono gli elementi del pittore – linee, punti, colori, pieghe, s-fusioni e pennellate, rullate e incroci di vibrazioni elettronico-luminose e fasci di fotoni-fonologici da matter dark – che si sono incontrati con l’alter-ego-alter degli elementi turbolenti dei poeti, i quali, presi dall’“amour fou” di bretoniano surrealismo, si sono sperimentati in un viaggio “amoroso” di anabasi poetica unico.
Un amore meticciato e ribelle alle convenzioni di genere e differenza specifica. Un nexus e un eros che si abbraccia con gli elementi del poeta – la voce simbolizzata di ventidue poeti tra i più significati della nostra contemporaneità. La voce che si è fatta lettera o gramma, sintagma, inserti e frammenti linguistici come voli che attraversano le tele del pittore Sottile, il “gran mare dell’essere” di Turi, come ebbe a dire il critico d’arte e poeta Aldo Gerbino la sera dell’inaugurazione della mostra a Palermo (20 febbraio 2010), nella Galleria Studio 71. Interveniva pure Vinny Scorsone, una giovane critica d’arte. La Sig.ra Scorsone ha scritto e detto come l’opera del pittore siciliano (il “terrore/terronio/terrognio” Sottile, il siculo errante, come ci siamo reciprocamente qualificati all’atto della conoscenza con Turi) catturi “l’attenzione del distratto visitatore costringendolo a soffermarsi su una frase, anche solo su una parola”.
Una “contaminazione dei linguaggi”, come ha scritto e ideato, in una con Turi, la poetessa Maria Teresa Ciammaruconi, la grande assente di quella serata. Era trattenuta a Roma da impegni non derogabili. Un’assenza, senza la quale, però “Corpo a corpo. Turi Sottile e i poeti” non sarebbe venuta a Palermo e non avrebbe visto neanche il primo mattino della sua nascita. E noi non avremmo avuto il piacere di assaporare la danza del syn-bállein – il gettarsi insieme – della poesia e della pittura nello sguardo del pittore e dei poeti nella corrispondenza d’amorosi sensi e di intelletto che li vede insieme mentre curvano il vuoto sfidante con i colori e le parole della formazione simbolico-semiotica.

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