martedì 5 giugno 2007

Identità e potere

di Antonino Contiliano



La sezione “Alexanderplatz” della rivista http://www.vicoacitllo.it/, nel suo prossimo numero, vuole proporre un confronto su “identità e potere”. Anche in questa sua seconda proposizione tematica offre ai suoi collaboratori e visitatori uno spazio di dialogo, scritture e lettura sul tema dell’identità e del potere tra i passaggi e le tendenze che la realtà tecno-scientifica e culturale-politica mette avanti ai soggetti del 2000. Un tema, come quello di “formazione e management” del precedente banchetto in rete, altrettanto intrigante quanto promettente di sollecitazioni differenziate.
La globalizzazione neoliberista del pensiero unico, la politica della sicurezza e del terrorismo che gli sono propri, e gli scenari della guerra infinita aperti attorno all’accaparramento delle risorse “biologiche” per la sopravvivenza, hanno cambiato i termini dell’identità dei singoli, dei gruppi e dei popoli, come anche delle modalità e della misura del suo riconoscimento, così come la storia li aveva consegnati al sapere della filosofia, della scienza, della logica, della politica, della sociologia, della psicologia, della cultura.
Nei grandi crocevia dei transiti contemporanei, porti o aeroporti, frontiere e confini, ma anche nella realtà multiculturale e del melting pot, della realtà virtualizzata, della biopolitica e del biopotere, la questione dell’identità e del suo riconoscimento si pone così nei termini di una tecnologia del controllo per l’inclusione degli amici o l’esclusione o la “prigione” o la morte dell’Altro.
La produzione e circolazione delle idee dominanti, per le immediate ricadute di politica globale e di sicurezza, per il potere omologante gestito e teso a conservarsi, non certa e sicura di mediare, integrare e assorbire l’eterogeneità delle identità multiculturali, così codifica e decodifica le identità oltre i vecchi strumenti rappresentativi “formativo-psico-somatici”, personali e nazionali, del passaporto, della carta d’identità, delle impronte digitali o delle varie informative poliziesche, segrete o di altro spionaggio e alterazioni ad hoc.
La più recente codifica e decodifica delle identità, le cui chiavi di programmazione e lettura sono solo nelle mani del potere dominante, è quella di un’identità mappata astratta e formalizzata, e tutta interna e funzionale al tempo della vita sussunto interamente nella misura de tempo produttivo e linguistico del capitale neoliberista.
Digitalizzando la persona di ogni singolo uomo o donna attraverso misure di tratti psico-mentali e reazioni emotivo-intellettuali e culturali, identificanti “spessori” di “aggressività”, “pericolosità”, socialità, cultura et alia specifici, le cui tracce sono incise nella particolare morfologia che assumono determinate zone del cervello, fuori dal contesto storico-materiale proprio che ne ha plasmato lo stato d’essere contingente, l’identità eterogenea non ha più molti spazi di vita e di azione conflittuale e antagonista. La stessa retorica della diversità come “risorsa” diventa la parodia di una morte preannunciata.
Una carta d’identità psico-sociale e individuale, insomma, genetica e brevettata, e messa a punto per creare nuove frontiere di esclusione ed eliminazione programmate lì dove le stesse forze produttive in corso hanno abbattuto i vecchi confini ideologici degli stati nazionali, delle classi sociali e dei diritti universali dell’uomo, ma non l’oppressione e lo sfruttamento.
Questa nuova carta d’identità psico-sociale e individuale digitalizzata, geneticamente brevettata, messa a punto con una scannerizzazione sofisticata, che scandaglia l’iride, la temperatura dei corpi, il dna e le zone del cervello “plastico” preposte al governo delle interazioni con la mente, le emozioni e i pensieri di ciascuno, è confezionata su misura e disponibile per un potere di dominio e controllo perpetuato, di inclusione ed esclusione dell’Altro, criminalizzato, che non ha bisogno di preghiere o di riti magici per essere scongiurato.
Offerta al potere e al controllo dalla nanotecnologia elettronica delle neuro-scienze, sperimenta nei laboratori di ricerca avanzata e finanziata dai governi dei paesi ricchi e potenti, questa nuova carta d’identità, come un recombinat chimico e linguistico di omogeneizzazione e uniformità politica, non fa del cielo un presagio di democrazia e del mondo un prodigio di saggezza.
Ma un’altra identità è impossibile? Il politico – polis – non può essere privato e privatizzato, se il personale, e migrante in rete, del nostro tempo è divenire storico socio-politico e culturale collettivo planetario; se il suo “immaginario”, immerso in un tessuto di identità in transito, non si trova a suo agio tra le vecchie strutture novecentesche ed è in cerca di un habitat tra modelli emergenti in costruzione e mescidanza nell’equilibrio instabile dei tempi plurali e del tempo plurimo; se è potenza del divenire essere-plurale e molteplice che il potere non può bloccare, ma non annullare, se non con le misure della sua violenza e coercizione storica o misure messe in atto dalla sua classe dominante coniugando insieme sofisticate armi ideologiche tecnologico-strategiche, non ultima quella di una comunicazione contraddittoria quanto vischiosa e totalizzante.

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