mercoledì 19 gennaio 2011

I "100 poeti contro la mafia" a Marsala





Epos, Poesia civile e politica


Gianmario Lucini (L’impoetico mafioso, introduzione)

L’idea dalla quale prende corpo questa antologia, nasce da riflessioni intorno al ruolo della poesia nella società contemporanea. La poesia infatti, fin dalle sue origini, ha sempre avuto un ruolo importante […] in ogni grande cultura. […]nella civiltà greca, il primo strumento di diffusione della nascente filosofia, fino a Socrate e Platone: ricordiamo ad esempio il poema di Parmenide, le sentenze dell’ermetico Eraclito. […] La poesia era anche memoria storico-mitica, memoria delle gesta dell’origine perduta nel tempo, la consacrazione delle gesta in un’epica da tramandare ai posteri come elemento di identità e di coesione sociale. […] I tempi cambiarono ed oggi si è giunti, dopo venticinque secoli, ad una poesia svuotata di ruolo, scissa ed esiliata in un limbo, spesso in colloquio solo con se stessa all’interno di una bolla di sapere che definiamo “letteratura”. […] Nessuno più immaginerebbe di veder partecipare le masse ad una recita di poesia, come accadeva nel teatro greco, ma bisogna pur soggiungere che le nostre moderne recite di poesia sono a volte qualcosa di davvero deprimente. […] I cosiddetti “reading” di poesia – oggi – […]non hanno la capacità di suscitare quel sentimento di empatia e l’alone affettivo che invece suscitava (e suscita ancor oggi) la poesia epica. Essa parlava della pòlis, del suo popolo e della sua vita, dei suoi problemi, dei suoi dubbi, delle sue paure ataviche. Era una poesia capace di stare dentro la società storica e proporsi con un ruolo molto chiaro, quello di interprete della umanità più profonda, di metterla in scena anche nelle sue contraddizioni e nei suoi dolorosi paradossi. La poesia contemporanea invece, troppo spesso, è la noiosa e monocorde proposta di un “Io poetico” solipsistico, che non si cura dell’altro, ma solo di se stesso, non si sente responsabile del processo di comunicazione, ma si mette gegenstand, di fronte, troppo spesso da un pulpito, dall’interno di un gioco le cui regole non sono chiare a nessuno, forse neppure al poeta stesso. La poesia antica era criticabile da tutti, per questo fiorivano gli agoni poetici che ci hanno regalato la migliore poesia classica.
La poesia contemporanea spesso non è criticabile perché non condivide con nessuno i suoi criteri di senso. […]E allora non c’è da meravigliarsi se la gente “non legge poesia”. Io credo che sia non tanto una questione di livello culturale, ma piuttosto di igiene mentale, una forma di auto-difesa dal non-senso della poesia decaduta e auto-referenziale.
Pertanto, se cerchiamo un riscontro in qualche modo ”letterario” alla creazione di questa antologia, sta proprio in questo: nel trovare un palinsesto che consenta ai poeti che vi aderiscono di scrivere una pagina di epica, in senso lato, non certo letterale. Questa antologia illustra, per campionature, come il poeta “vede” o “sente” quello che accade nel mondo e di cui si occupa di solito non la poesia ma la cronaca. Purtroppo la cronaca è molto circostanziata, quando lo è, nel “narrare” i fatti, ma non nell’esprimere una visione del mondo, ossia un pensiero (poetico, s’intende, non certo noetico). Questa particolare visione poetica, che è trasmessa attraverso le componenti più simboliche del linguaggio, è demandata all’arte: la cronaca non può farlo. E se l’arte non produce una visione simbolica dei fatti di cronaca, allora alla cronaca difetterà sempre una connotazione profonda e passerà sulle nostre coscienze senza lasciare traccia, come si trattasse di fatalità. Di conseguenza non facciamo niente, anche quando la cronaca ci narra fatti raccapriccianti. Infatti, quasi senza lasciare traccia passano, nella coscienza collettiva, le guerre, passano le ingiustizie planetarie, passa la rapina all’ambiente, passa ogni mafia, ogni corruzione, ogni impoetico. Il tutto va a gonfiare il cosiddetto rimosso collettivo, la spazzatura sotto il tappeto del salotto buono. La notizia invero dura tre giorni, l’arte ben fatta dura invece per sempre.
[…].
Questa è l’ottica che ci ha consigliato di mettere tra parentesi l’esigenza di selezionare i testi scegliendo soltanto quelli più pregiati dal punto di vista letterario. Infatti, in questo momento storico di ampia sottovalutazione dell’impatto devastante della cultura mafiosa in ogni ambito sociale, è molto più importante raccogliere un segnale chiaro, esprimere una volontà diffusa nella comunità letteraria, raccogliere ogni contributo, ogni proposito. […]
Il nostro piccolo segnale alla cultura mafiosa mi pare dunque forte e chiaro, anche se non forte come sarebbe potuto essere, visto che molti fra i nomi più noti delle lettere non vi hanno aderito (peraltro immagino che forse molti non l’abbiano neppure saputo): e quindi giriamo a loro questa parte di responsabilità, poiché i poeti che qui hanno partecipato hanno assolto la loro parte di impegno nell’assumersi un ruolo preciso, che in qualche modo li impegna anche per il futuro.
[…]
E vorrei rendere omaggio anche a coloro che hanno combattuto la mafia non con le parole ma con la vita. Vorrei che questa antologia fosse un omaggio alla memoria di migliaia e migliaia di vittime che hanno lottato per la libertà e la dignità del lavoro, della vita, per i princìpi che stanno alla base di una qualsiasi convivenza democratica e dunque per il futuro di noi tutti. […]perché "un Paese vuol dire non essere soli”, per dirla con Cesare Pavese […]Purtroppo NON è così ed anche le manifestazioni indette in ricordo dei morti ammazzati per mafia, come quella del 21 marzo organizzata da qualche anno dall’Associazione “Libera”, trovano un consenso ancora poco adeguato, poca risonanza sui Media e, soprattutto, poco dibattito culturale.
L’antologia è dedicata alla memoria di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, in provincia di Salerno, ucciso dai mafiosi perché si opponeva a una politica di sfruttamento del territorio - alla cosiddetta “ecomafia”.
[…]
Lo vogliamo ricordare, con le migliaia di eroi (questi sì, non altri per i quali sono state chieste medaglie e monumenti...) conosciuti come Peppino Impastato, Vincenzo Grasso, Lollò Cartisano, Rocco Gatto (il mugnaio di Gioiosa Jonica), Rocco Chinnici, don Puglisi, i giudici Falcone, Borsellino, Livatino, ed altri citati nelle poesie, e i molti sconosciuti che hanno difeso da soli, spesso in un clima di collettiva indifferenza se non di omertà, la libertà di tutti – o quel poco che ne rimane. Non basterebbe un libro come questo ad elencare tutti i morti di mafia, né a descrivere tutte le tipologie di reato che caratterizzano le attività della mafia, in ogni ambito della convivenza civile.

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