giovedì 4 luglio 2013

La divisa del Sindaco di Marsala, il “cameriere di Sartre”

Il presente articolo segue il nostro “L’immagine della Città di Marsala va al mercato e in tribunale?...”. Il rimando è opportuno. Diversamente non si potrebbe contestualizzare. Così ci si riferisce a quanto già scritto e alla nostra domanda (13 giugno 2013 e il n. 52989 del protocollo generale del Comune), rivolta Al Sindaco di Marsala e al Presidente del Consiglio comunale di Marsala, per avere: 1) copia della Delibera di Giunta con cui il Sindaco della Città di Marsala – Sig.ra Giulia Adamo, per “offesa” all’“immagine” nell’esercizio delle sue funzioni di SINDACO –, avanzando anche una richiesta di € 50 mila di risarcimento, ha esposto formale denuncia nei confronti GIACOMO DI GIROLAMO nell’espletamento del suo lavoro di giornalista; 2) copia di tutti gli atti cui Giunta e Sindaco fanno riferimento per tale denuncia. In data 24 giugno 2013 si ritira un assemblato di n. 5 fogli-fotocopie (A/4). Non mancano le sorprese. Sorpresa delle sorprese, il costo delle copie – in omaggio alla determinazione amministrativa n. 99 del 18/07/2011 – è stato complessivamente di € 7, 30 (€ 1, 30, per tassa c.c.p., numero 124494910; e € 6, 00 per spese “di riproduzione, nonché diritti di ricerca e visura”). Una somma, crediamo, esosa (una specie di “pizzo” pubblico; un prezzo per altri versi discriminatorio... è evidente che non tutti si possono pagare questo diritto). Pagare complessivamente € 1, 45 (€ 7, 30 : 5) a fotocopia è costo proibitivo, lì dove, in qualunque bottega cittadina, il prezzo è di circa dieci centesimi a foglio A/4. Certo, mancano le servitù regie di ricerca e visura! Ma la sorpresa non tocca solo la quantità pizzaiola del costo e della quantità degli allegati rilasciati (avevamo chiesto copia di tutti i documenti cui la Delibera di Giunta si riferiva per lo scopo). L’attenzione prevalentemente cade sulla qualità e la consistenza di quanto leggibile nell’argomentazione delle quattro (4) pagine del corpo della Delibera di Giunta (n. 104, 8 maggio 2013) e nell’unica (1) pagina di direttiva (prot. n. 37628, 24/04/2013) allegata, che l’assemblato consegnatoci contiene. La nota è la “Direttiva per la tutela dell’immagine dell’Ente” che il Sindaco (Sig. Giulia Adamo) ha inoltrato alla “Dirigente dello Staff. Legale –SEDE, al fine (come si legge) di averne una valutazione circa la sussistenza di condizioni “per proporre azioni in difesa dell'Ente con la previsione delle eventuali azioni risarcitorie non patrimoniali nei confronti di chi si è reso colpevole di azioni che mirano a ledere l'immagine dell'Ente”. Non sappiamo se il Dirigente dello Staff. Legale abbia risposto o meno al Sindaco, e/o cosa avesse argomentato. Se c’è stata risposta, non abbiamo avuto tuttavia copia della stessa. Sulla quantità dei documenti permessi-rilasciati, dunque, domina l’avarizia! Sebbene nella direttiva del Sin-daco (dal greco “σύνδικος, 'patrocinatore', composto da σύν, 'con, insieme', e δίκη, 'giustizia'”) si dice (genericamente) di “alcuni articoli pubblicati principalmente su due testate giornalistiche web (allegati in atti), che hanno a riferimento diverse iniziative assunte dall'Amministrazione comunale”, di nessuno di questi documenti c’è stata rilasciata copia. Allora: se il nome del Sindaco è quello che porta la “giustizia”, a lei lasciamo la coerenza (e non solo logica), o il potere di censura, o quello di amministrare la separazione del lecito o illecito rilascio di documenti, tratti fra l’altro dal mondo web! Sulla qualità e consistenza, per quello che possiamo “leggere”, data la pochezza delle fonti rilasciate (delibera e direttiva), varrebbe più che la sorpresa la meraviglia. La meraviglia che può suscitare la decisione di un’Amministrazione che riprende e ripete passivamente quanto, in termini di semplice predicazione aggettivale/valoriale, aveva già enucleato il testo della direttiva del Sindaco che la presiede. Una meravigliosa clonazione: la delibera di Giunta – tranne i riferimenti alla conformità tecnica e al diritto/giurisprudenza, che permettono ai “soggetti” di diritto (individuali e collettivi) di avanzare azioni legali di rivalsa – sostanzialmente ripete, infatti, quanto ai sette (7) capoversi enunciativi “astratti” della direttiva del Sindaco. In nessuno dei capoversi di questa direttiva si indica un pur singolo caso-espressivo (fra gli articoli web colpevoli, di cui dice genericamente) che possa (a mo’ d’esempio) aiutare il cittadino a capire, condividere o meno, l’eventuale valenza lesivo/offensiva che ha fatto scattare l’incriminazione e la denuncia del giornalista G. Di Girolamo. Il costo dell’operazione giudiziale, affidata a legale esterno, grava sul bilancio comunale per “€ 10.967, 20 (C.P.A. 4%, IVA 21% e spese comprese) ”. Pertanto, a scanso di equivoci e omissioni, della Delibera di Giunta si riproduce per esteso solo il suo incipit e premessa fondante: “PREMESSO: CHE l'Amministrazione comunale ha preso atto della molteplice ed ininterrotta pubblicazione su quotidiani locali on line (web) di articoli e notizie che contengono valutazioni e commenti il cui contenuto costituisce attacco oltraggioso e denigratorio nei confronti del Sindaco, che rappresenta l'Ente, degli Assessori nonché dell’intero apparato burocratico - amministrativo del Comune di Marsala, gravemente lesivo del decoro e dell'immagine giuridico - istituzionale del Comune medesimo; CHE con direttiva sindacale prot. n.37628 del 24/4/2013 è stata manifestata la precisa volontà di tutelare l'Ente, Comune di Marsala, rispetto ad attacchi di tipo giornalistico che trascendendo il diritto di cronaca e di informazione finiscono con il concretizzare un danno all’immagine e al decoro dell’Ente; CHE l'Amministrazione comunale ha sollecitato - previa valutazione della sussistenza dei presupposti - la predisposizione degli atti necessari per proporre azioni in difesa dell'Ente con la previsione delle eventuali azioni risarcitorie non patrimoniali nei confronti di chi si è reso colpevole di azioni che mirano a ledere l'immagine dell'Ente stesso; Tutto ciò premesso: RITENUTO... ”. I presenti (alla seduta) e firmatari sono: G. Adamo, A.V. Genna, E. Lo Curto, B. A.Musillami, O.S. Alagna; A. Vinci e P. A. Montalto risultano, invece, assenti). Se ora si confronta la premessa fondante della deliberazione amministrativo-politica, non si può non vedere il ricalco passivo dell’atto. Anche in questo atto manca un pur semplice esempio di “offesa” determinato. La sua esposizione ripete il modello degli enuncianti “fondanti”, e già dichiarati, che il Sindaco ha enucleato nella sua direttiva, inoltrata allo Staff. Legale per le “valutazioni” del caso. L’insieme, così, fra le righe, ci sembra piuttosto la nascita di un nuovo decalogo normativo di censure e divieti. Un sistema di assiomi vaporosi e religio-si quanto un generico, e per questo pericoloso, schema di reattivi comandamenti; espressione pura e semplice di espliciti risentimenti pubblicizzati. Crediamo sia sufficiente fa parlare direttamente i primi tre soli capoversi della direttiva per esteso: 1) “Denigratori e privi di ogni rilievo giornalistico appaiono i contenuti e i commenti riguardanti alcuni articoli pubblicati principalmente su due testate giornalistiche web (allegati in atti), che hanno a riferimento diverse iniziative assunte dall'Amministrazione comunale”. 2) “L'attacco dei giornali web di che trattasi, preordinato e ininterrotto - al di fuori del corretto esercizio del diritto all'informazione - ha riguardato fatti, atti, scelte amministrative, attacchi personali che spesso (lontani dalla verità accertata), hanno dato luogo esclusivamente ad un comportamento offensive al decoro, onore e reputazione dell'Ente da me rappresentato”. 3) “Non solo, alcuni articoli giornalistici - lontani dal diritto di cronaca e di satira - di recente hanno dato anche spazio (facendone oggetto di appositi "articoli"), alle opinioni dei lettori sugli argomenti trattati determinando una sorta di escalation nella diffusione di messaggi oltraggiosi riguardanti accuse rivolte all'Amministrazione tutta e alla mia persona, in particolare”. Lette le vuote enunciazioni (perché senza l’icona del corpo e dello spirito degli articoli web incriminati), ogni commento e pensiero di condivisione o meno con il Sindaco e la sua Giunta li si lascia alla libera interpretazione di tutti i cittadini. Tuttavia l’occasione è propizia. Si può aprire un dibattito politico-culturale pubblico innescando (Amministrazione, Consiglio e non) seminari pubblici e collettivi sul nuovo decalogo illuminato/illuminante che i documenti (quelli letti) lasciano intravedere, pur in assenza dei criteri casistici. Un dispositivo di sorveglianza e controllo che, per immaginabile induzione e deduzione, dovrebbe cioè reggere la vita comunitaria dei marsalesi per ciò che attiene l’esercizio dell’informazione e della critica. In alte parole – alleluia! – si può pensare a una rinnovata “morale pubblica” e a una rinnovata etica del “buon costume”. Un’altra pedagogia amministrativa sembra emergere dai documenti in questione. Perché – in ordine a ciò che (nella nuova sovranità web), e a parere del montaggio del Sin-daco, pare “oltraggioso” nell’in-forma-zione – ogni fedele suddito possa subito imparare a distinguere sia ciò che ha dignità (anzi, decoro) di pubblicità (cioè essere reso pubblico), sia ciò che utile per non essere “lontani dal diritto di cronaca e di satira” e non incorrere nelle ire di turno. Cittadini, Giunta e Sindaco: “il cameriere di Sartre” (Sartre, L’ESSERE E IL NULLA) è un quadro-schema che orienta sui soggetti che si identificano con la funzione (esercitata) fino a solidificarla, ossificarla (l’analogia con la “divisa” del Sindaco è piuttosto chiara, o no!). L’esempio è ripreso anche da J. Lacan (Massimo Recalcati, L’uomo senza inconscio). Ma Voltaire ricordava che nessuno può impedire a nessuno il diritto e la libertà di sbagliare: “Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle” (Voltaire). Ma, in questa occasione, vale anche non dimenticare che le parole, come le immagini, sono solo dei segni. I segni che, carichi di presupposti, valori e ideologia (di classe e di epoca), prendono sì il posto delle cose e delle idee, ma tuttavia non sono né l’uno né l’altro.

Nessun commento: