mercoledì 5 giugno 2013

Biblioteca comunale di Marsala

Le Monde Diplomatique + Alfabeta2 per la Biblioteca comunale di Marsala. Da tempo, sembra che l’identità dei consumatori marsalesi – consumatori di mercatini, notti bianche, feste di vario tipo, giornalismi di finestra (inchiesta, altrove), dignitarismi massonici, ecc. – si stia arricchendo di un’altra “degnità” vichiana: diventare recipiente elastico, ascolto passivo e passivizzante. Il conflitto politico e culturale, i modelli teorici e la critica non hanno spazio. Sta divenendo regola evitare domande e interventi “tachicardici”. Si rovescia la sindrome di Standhal. L’eccitazione critica, salvo che non manifesti consenso (simulato o meno), è imbalsamata. L’orecchio fisico e mentale è diventato come la vagina di una prostituta: funziona da mero ricettacolo. Quieto e appagato, riceve soltanto i semi del soggetto del caso. Muto ascolto; al più battere le mani o identi! La cosa più dis-onorevole, tra i vari tratti, è che ciò, per alcuni passaggi (o nella generalità dei casi), avviene con la condivisa (avalli e finanziamenti) “sponsorizzazione” pubblica, mentre, per altri versi, l’Amministrazione e il Consiglio di Marsala, non trovano denaro se non per opere di fumosi imbellettamenti e di logica strumentale. Non pensano di investire, per esempio, nel potenziamento della pubblica Biblioteca comunale. Qui mancano quotidiani, mensili, riviste, e/o altri strumenti utili per leggere il mondo oltre le pagine del quotidiano dire e notiziare delle voci e dei media addomesticati; utili perché si possa, autonomamente (per chi interessato), venire a conoscenza di quanto veramente faccia la differenza degli scontri culturali e politici del presente (quelli che destinano il futuro di ciascuno e dell’ambiente); utili perché spunto e suggerimento per una politica culturale alternativa in loco; utili perché, centro la Biblioteca comunale, iniziative e realizzazioni possono essere il progetto (sia nell’articolazione,sia nella conduzione) dell’autonomia di base. E ciò a partire, soprattutto, dalla proposizione e dal coinvolgimento diretto dei giovani. Sul tappeto della contemporaneità, che sono i passaggi e le tendenze che non escludono nessuno, non mancano discriminanti che vanno di là del profitto immediato dell’interesse di “casta” di qualcuno o di gruppo. Istanze laceranti quanto fondanti gli assetti di vita individuale e sociale di ciascuno e tutti sono nella casa di ognuno. Solo per qualche indicazione: il declino della forma-stato, la desovranizzazione dei popoli e la retorica patriottarda in Italia; l’ipocrisia delle situazioni di emergenza e gli illegalismi (mafiosi e non) di varia natura fino all’uso (non riconosciuto) della “tortura”; il trionfo meritocratico-mercantile e il degrado della scuola; la rete e la democrazia; il diritto a scegliere la vita o la morte negato dal biopotere; l’art. 3 della Costituzione italiana e il diritto dell’omosessualità (lesbiche, gay, la teoria queer...); il matrimonio ai preti e il sacerdozio cattolico alle donne; le armi di distruzione di massa e le responsabilità della ricerca tecnico-scientifica come delle classi di amministrazione e comando; l’arte, la poesia, la letteratura, il teatro, l’ideologia e l’editoria; la censura politica e la libertà d’espressione; la civiltà migrante e le nuove identità; la ricchezza dei pochi e la povertà dei molti; la crisi dell’utopia capitalistica e il recupero dell’idea di comunismo, del comune e dei diritti di nuova generazione; le dicerie sul “populismo”, la storia, la teoria e i cambi di paradigma;le nuove rivoluzioni politiche e le reazioni globali; etc. Siamo, ci pare (il dubbio non ci manca), in una Città che si paga la “risorsa” della propria alienazione e vuole ignorare i conflitti e le contraddizioni del presente? Una Città che, non paga dei soli de-meriti del mercato, continua nella logica del consenso o del silenzio deresponsabilizzante?U. Galiberti, bacchettando chi ama parlare di miti, ricorda/va che in questo paese manca il “conflitto”, mentre un venditore di spettacoli “innovatori” (nella sala del C.M. di S. Pietro di Marsala), non molto tempo fa, si beava del tramonto delle lotte sociali antagoniste e inneggiava, mostrando alcuni esemplari (impresari e prosumer...) di razza, all’innovazione di regime strumentalizzando il “mito” di Garibaldi (e anche lo stesso Risorgimento!); in un altro contesto, e con gli abiti di scena dell’oligarco-crazia, i massoni si pregiavano di essere eredi della libertà e dell’eguaglianza illuministico-rivoluzionaria francese, sottacendo di essere i difensori della priorità dei “Dignitari” e non dell’“umanità”. Ovvero ci sono individui degni (decorosi) e quelli indegni: l’eguaglianza come “dignità”, che è quella di appartenere (ciascuno e tutti) all’“umanità”, non è (per loro!) di tutti. Di diversi principi: Hannah Arendt e Stefano Rodotà; la Costituzione della Repubblica italiana e le decisioni di principio europee e mondiali che sanciscono come irrinunciabili, in assoluto, “i diritti fondamentali”, perché non dipendenti dalla “proprietà” e dal “potere” egemone. Poiché il costo mensile non è molto (€ 1, 50 Le Monde Diplomatique- il manifesto; € 5,00 Alfabeta 2), almeno per ora, e per l’arco temporale giugno-dicembre 2013, farò DONO alla Biblioteca comunale di Marsala dei due periodici in calce. Col che, vista la sordità o la nolontà dell’Amministrazionee del Consiglio, auguriamo: che altri possano fare lo stesso e meglio; che possa spingere alla lettura, alla presa di coscienza e all’azione autonoma quanti desiderosi di farlo. Si spera, soprattutto, che la biblioteca della Città, sulla base di iniziative di ampio respiro e spessore politico-culturale, condotte direttamente dai giovani e in cooperazione orizzontale, cui è caro il “bene comune”, possa assurgere a centro-motore della ripresa “idea-le” e della prassi dell’inter-esse pubblico, comune e all’insegna di una cultura critico-radicale. Sapere aude (Kant)!

Nessun commento: